Private Blog Network: guida al (dis)uso

Immagine originale tratta da Fotolia
Tempo stimato di lettura: 3 minuti, 51 secondi
Pubblicato il 15 Ottobre 2014

L’ottimizzazione offpage (a.k.a. Link Building) è, per chi fa SEO, croce e delizia fra le attività quotidiane. Ok, dopo Penguin più croci del Golgota che dolci da Sugar Rush ma non finisce qui.

Il pingue – pure lui – Matt Cutts, leader del Webspam Team di Google, ovvero quella sorta di S.H.I.E.L.D. contro i supercattivi Black Hat; non passa occasione per blastare le varie strategie SEO di raccolta link: dall’eccesso di infografiche a quello dei guest post, per non parlare poi del caso Teliad.

Vale la pena ricordare che secondo Google non dovresti fare Link Building ma dovresti guadagnarti i tuoi link. Nella realtà pratica dei fatti, a due anni di distanza da quello che asserivo sempre su WebHouse, non è cambiato granché. Si, il Penguin si è fatto sempre più restrittivo ma come nella migliore tradizione proibizionista più neghi, più allarghi il mercato nero.

Private Blog Network: il prossimo obiettivo?

Usando toni da trollollone (un troll lollone), il buon Matt ha condiviso un interessante post di Search Engine Land che di base pre-annuncia il prossimo paziente da lobotomizzare: i PBN, Private Blog Network o blog di network privati. Ma cosa diamine sono?

In buona sostanza dei network di blog a uso esclusivo del SEO che li ha tirati su per fare Link Building tramite i post. Ho sempre pensato che i SEO sono brutte, bruttissime persone, fanno di queste cose e raccontano ai grandi e ai piccini che Babbo Natale non esiste.

Scherzi a parte, si tratta di un modo di costruire i link che funziona abbastanza dannatamente bene, soprattutto se al cocktail si mette l’ombrellino del domainer in grado di grattare un dominio scaduto di buon valore e sul quale resuscitare un nuovo soldato per la propria Armata delle Tenebre.

Il post di cui sopra rimpallato dal Cutts ha comprensibilmente suscitato un vespaio, un paio di accuse di “bufala” e altrettanti “ve lo avevo detto, adesso verrete penalizzati tutti” da parte delle anime candide dell’ultim’ora sui vari forum d’Oltreoceano.

Qui in Italia, nonostante il largo utilizzo dei PBN (non nascondiamoci, su!) ho visto poco a riguardo ma di sicuro sono stato distratto e farfallone come al solito.

Private Blog Network: cosa fare?

Ho voluto dare l’accezione “guida al dis(uso)” in questo post sui PBN in modo provocatorio, perché immagino già molti che hanno pronto il ditino caldo da Omino Sentenzioso ed esultante per questa possibilità di filtro manuale.

Sottolineo “possibilità” perché, nel momento in cui scrivo, non ho ancora visto grossi problemi sui risultati di ricerca italiani, anzi ti chiedo se hai qualche informazione tu a riguardo 🙂

Nel mio piccolo, fermo restando che ogni SERP è una competizione a sé, finché qualcosa funziona e bene non vedo perché rinunciarci “per principio”.

Di certo, se ti avventuri nell’utilizzare i Private Blog Network, ci sono da prendere alcune piccole accortezze, te ne indico cinque:

  1. Ospitare i blog su macchine e IP diversi, senza linkarli fra di loro.
  2. Cercare di essere il più verticali e credibili possibili, i siti di comunicati stampa massivi sono sempre più a rischio.
  3. No, no, no a “one post, one link”, sviluppare anche contenuti senza link esterni per sembrare più naturali possibile.
  4. Registrare i domini con intestatari diversi.
  5. Monitorare sempre il valore dei proprio blog privati.

Due note a margine: riguardo il punto 3, so che è già stato detto “non sembrare naturale, cerca di esserlo” e sono pienamente d’accordo. Però vorrei una risposta da chi si è trovato a lavorare con budget e tempistiche limitati o in settori borderline, se è riuscito a essere naturale. Magari è un limite mio, ma vorrei spiegazioni e non sermoni 😀

Il punto 4 per non pochi è mitologia che Google controlli gli intestatari dei domini, ma sono dell’idea che nel dubbio mena (cit.) quindi meglio tenerne da conto.

PBN ad oggi

So benissimo che dal momento stesso in cui lo scrivo me la tirerò da solo, ma ad oggi – anche nelle situazioni in cui non ho rispettato le mie stesse accortezze – non ho rilevato situazioni di crollo.

Spero si tratti di C-Factor (chi vuole capire capisca) invece di vere e proprie falle di Google, altrimenti credo che le buone intenzioni servano solo per finire nella lista della Fatina dei dentini la quale, pregando *divinità a scelta* , spero non sia il Matt: altrimenti mi tengo tutti i denti da latte a mò di collana voodoo anti-penalizzazione.

E tu cosa ne pensi? I Private Blog Network hanno davvero vita corta o no?

Shares