Scrivere ai tempi dell’itaGliano. Restiamo tranquilli, la mission è possible!

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Pubblicato il 5 Luglio 2016

Mi ci è voluto un po’ di tempo, ma sono di nuovo qui a scrivere di scrittura per WebHouse.
Dopo una pausa di riflessione social, ho deciso di tornare a casa, tra nomi e verbi, lessico e grammatica, perché nessuno è perfetto (io prima di tutti), ma un piccolo supporto può aiutare chiunque a non inciampare negli errori, perdersi tra i termini inutili e scivolare sui refusi (il nostro e-book sulle regole di scrittura può esserti utili come promemoria!).

Insomma, carissimo italiano e dolce coerenza…

Tra apostrofo e accento non mettere il dito. Piuttosto la testa.

La vedo ovunque. È un’ossessione. Mi perseguita. È peggio di una bolletta, più fastidiosa dell’Irpef.
È la E, maiuscola, con l’apostrofo.
Caro lettore, combatti con me questa battaglia e diffondi la È, accentata (accento grave, si intende, quello acuto va nel perché, nel , nel e via discorrendo).
Nei Mac bastano tre tasti premuti contemporaneamente: alt+maiuscolo+e.
Nei pc è un po’ più complicato: alt (di sinistra) + 0200. Ma nulla è impossibile in nome della correttezza.

e

Qual è: non sarà una causa persa.

Già che ci siamo, perché non citare il qual è?
Mi raccomando, odia l’apostrofo. Dunque, non facciamolo arrabbiare. Né lui, né l’Accademia della Crusca. È una battaglia che i cultori della lingua italiana combattono da anni: sosteniamoli!
P.S. Il po’ vuole l’apostrofo, e anche l’anch’io.

qual è

La virgola: tanto gentile e tanto onesta pare.

Anzi è. E allora usiamola, questa virgola, tra le principali e le subordinate.
Per esempio: “Se non ti piacciono le virgole, le tue discussioni saranno molto noiose.”
La virgola, infatti, non è soltanto uno strumento per scrivere in modo corretto, ma ci permette anche di dare un tono ai nostri testi.
Che ne penseresti “di una storia d’amore tra due sconosciuti alla fermata di un tram quando d’un tratto vengono avvicinati da una signora anziana che distratta da un grillo inciampa sul piede di lei e con eleganza e disinvoltura cade tra…”
Attenzione: Il libro di stile di Internazionale ci dice che la virgola non ci sta tra i due sia e nemmeno tra i due (per esempio: “sia chiari sia scuri”). 

1

La d. Questa eufonica.

Già, perché siamo troppo abituati a usarla con la a, ma soprattutto con la e.
Il che va bene, ma solo se la parola seguente inizia con la stessa lettera, come ed ecco, oppure ad Atene. Facciamo un’eccezione per ad esempio, ormai entrato nel linguaggio comune, anche se potremmo preferire un per esempio.
Evitiamo la d eufonica con la o.

ad-ed

Fermi tutti: i puntini di sospensione.

Sono tre, lo vogliamo capire una volta per tutte? Tre, solo tre…

L’elenco: una questione di coerenza.

Facile essere vittime di distrazioni quando dobbiamo affrontare un elenco. Ebbene, a chi non è mai capitato di sbagliare la punteggiatura o le maiuscole? (Entrambe no, è inammissibile.)
Ecco qui alcuni errori:

  • dopo i due punti, la frase in elenco inizia con la lettera minuscola,
  • se la frase precedente finisce con una virgola, la successiva fa lo stesso,
  • l’elenco, infine, se utilizziamo le virgole, finisce con il punto.

Essere riflessivi va bene, usare il riflessivo un po’ meno.

Quando scriviamo un testo, soprattutto se utilizziamo un tono informale, è preferibile la prima persona (singolare o plurale), e dare del tu (o del voi  se parliamo a più persone).
“Per costruire un puzzle, ci si siede, si posizionano i pezzi sul tavolo e si inizia il lavoro…”
“Per costruire un puzzle siediti comodo, posiziona i pezzi sul tavolo e inizia il lavoro…”
Suona meglio la seconda, non credi?

Avverbi: quando è troppo, è troppo!

Non dico siano sempre inutili, ma perché esagerare?
Ti capita mai, per esempio, di ascoltare alla televisione le interviste ai passanti? Avrai notato che spesso ogni due o tre parole spunta un comunque. Diamine, che c’entra il comunque? Non è un intercalare, è un avverbio. E molte volte anche inutile.
Per non parlare del piuttosto che, di cui sono stanca di scrivere. Ti lascio l’affermazione finale di una risposta della Treccani a un utente: “Insomma, il modismo quanto più si diffonde, tanto più viene percepito come negativo dalla abitudinaria coscienza dei parlanti, dice Antonelli. Ed è ciò che succede oggi, evidentemente, a piuttosto che ‘oppure’”.
È bene non abbondare anche con altri avverbi, perché spesso sono superflui. Dunque, chiediti sempre se l’avverbio che stai utilizzando serve alla tua frase. Chiaramente, veramente e onestamente.

Bene, anche stavolta ho detto la mia, che trae origine da fonti rispettabilissime, però. E tu, hai qualcosa da aggiungere? Ne sono convinta: scrivici nei commenti!

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