10 Male Pratiche da Social Media Manager

Tempo stimato di lettura: 4 minuti, 50 secondi
Pubblicato il 27 Novembre 2015
in: - 5 commenti

Scriviamo sempre di cosa è bene fare, di quali siano le buone pratiche, ma raramente scriviamo cosa non dovremmo fare. Leggo spesso sfoghi per l’ennesima richiesta di like o invito a un qualsiasi evento sui profili Facebook personali di amici e colleghi. Ho deciso di raccogliere qui 10 male pratiche che ogni social media manager professionista dovrebbe evitare di fare.

1. Invitare a mettere like per ogni pagina che gestisci

Sono sempre contenta quando un collega inizia una nuova sfida professionale. Questo, però, non vuol dire che debba condividere con te questa gioia mettendo like alla pagina Facebook del tuo cliente, a quella del tuo nuovo progetto o seguirti su tutti i canali appena aperti. A cosa ti serve il mio like/follow? A niente.

Pensaci un momento: il like/follow di una persona non interessata è soltanto un numero. Da professionista dovresti sapere che basare la tua strategia solo sui numeri non è cosa buona né giusta. Ricorda che l’engagement è tuo amico.

2. Invitare tutti i tuoi contatti a ogni evento

Sì, sono contenta che ti dai da fare e che organizzi anche dei meravigliosi eventi. Ma non sono contenta quando mi inviti, specialmente se l’evento è al di fuori della mia portata. Pensi davvero che possa essere interessata a farmi 100 km per venire a vedere delle scarpe o un concerto di musica sacra? Dai, siamo seri.

Rifletti un momento sull’efficacia del tuo invito: ha senso invitare 300 persone da tutta Italia? La risposta è no, non ha senso. Oltre a non profilare il tuo potenziale utente, non avrai neanche una reale percezione di quanti saranno i partecipanti. Saranno diverse le persone che per gentilezza ti accorderanno la loro presenza all’evento e poi non verranno. Quindi che fai? Prepari tartine per 300 persone? A te la risposta.

3. Taggare a caso su ogni media possibile

A questo punto inizio a non essere più contenta che tu abbia una nuova sfida professionale. Taggarmi e menzionarmi in ogni nuovo post che fai inizia a essere davvero fastidioso. Stai forzando la mano, perché oltre a non essere interessata a ciò che fai, sappi che forzare all’interazione è la via più facile per ridurre i tuoi numeri.

Sui social le persone vogliono informarsi, divertirsi e farsi i fatti degli altri. Obbligare qualcuno a fare qualcosa, come nella vita reale, non funziona. Quindi vedrai presto molte persone toglierti il like/follow e/o non interagire più con te. Ne consegue che i tuoi numeri saranno destinati a decrescere, invece di crescere.

4. Inserire chiunque nel tuo gruppo

Il tuo gruppo è sicuramente interessante, non ne dubito, ma perchè inserirmi senza che io te lo chieda? Torniamo alla questione dei numeri. Fa certamente piacere avere un gruppo di discussione numeroso e attivo, ma per fare ciò le persone al suo interno devono partecipare, essere responsive. Se inserisci persone che non sono interessate avrai soltanto un folto gruppo di disinteressati che non discutono e non danno vita al gruppo.

5. Essere solo autoreferenziale

Sì, sei bello, interessante e simpatico. E quindi? Parlare solo di te, condividere solo i tuoi articoli, i tuoi prodotti, le tue informazioni ti rende noioso. L’autoreferenzialità è la morte dei social. Pensa alla vita reale, a quando incontri una persona che parla solo di sé e non ascolta ciò che dici. La definiresti noiosa?

Sentirti parlare solo di te è noioso. I social network sono interazione, discussione, condivisione. Va da sé che smetterò di interagire con te e molto presto anche di seguirti, amico, pagina o chiunque tu sia.

Buone pratiche vs male pratiche

6. Engagement, questo sconosciuto

Hai millemila like, ma una like rate pari a zero? Fatti una domanda e datti una risposta. Come dicevo al punto 1, da buon professionista non dovresti basare la tua strategia solo sui numeri. L’interazione con e tra utenti è la linfa dei social. Se hai invitato chiunque a mettere like o a seguirti, avrai ciò che ti meriti. Solo numeri e niente di più.

Se fossi in te ripenserei alla strategia, ma vedi tu come rispondere al cliente che ti chiede di convertire.

7. Bannare o cancellare i commenti scomodi

A meno di offese, imprecazioni e immagini oscene, un professionista dovrebbe essere in grado di gestire i commenti scomodi. Non credere che gli utenti siano degli sciocchi: vedono tutto ciò che fai. Hanno la capacità di discernere e di trarre le loro conclusioni.

Bannare un utente o cancellare un commento è come nascondere la sporcizia sotto il tappeto. Prima o poi entrerai anche tu nella classifica degli #epicfail e a quel punto sarai tu quello che impreca.

8. Fare domande, ma non dare risposte

Sei un professionista, no? Bene, allora condividi con gli altri il tuo sapere. Non fare soltanto domande, ma dai anche risposte. Io diffido sempre di chi fa solo domande perché o è tremendamente egoista, e non vuole condividere il suo sapere, o non ha le conoscenze necessarie per dare risposte adeguate.

9. Usare tag a caso

Ogni social ha il suo linguaggio e usare tag a caso non ha senso. Parlare per hashtag su Facebook mi fa capire che non conosci la lingua parlata su questa piattaforma. Così come se usi il tag #Napoli su una foto di Milano per ottenere più like.

Non ha senso neanche trasformare ogni pensiero in un tag #perchènonsicapisceniente. Essere un professionista vuol dire comportarsi come tale. Se predichi l’uso di un social, si suppone che tu lo sappia usare e che tu ne conosca le regole. Usare #tagacaso non rientra nella lista delle professionalità richieste.

10. Sentirsi arrivati

In questo lavoro, più che in altri, l’essere costantemente sul pezzo, informati e preparati è fondamentale. Credere di sapere tutto è come credere all’esistenza degli unicorni viola. Ricorda che non si smette mai di imparare e anche i migliori sbagliano. Sentirti qualcuno oggi, potrebbe non essere vero domani.

Osserva, studia e impara le buone pratiche da chi ti sta intorno.

Lascio a te ogni conclusione finale, ma vorrei avere un tuo parere 🙂 Scrivici nei commenti!

Shares