Come e perché aprire partita IVA con il regime forfettario

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Pubblicato il 3 Novembre 2020

Con la crisi del mercato del lavoro in atto, in molti si stanno informando su pro e contro del mettersi in proprio: vediamo come aprire partita IVA con il regime forfettario e perché è la scelta migliore per diventare un libero professionista o imprenditore di successo oggi. 

Cos’è il regime forfettario 2020

Partiamo dall’origine: il regime forfettario non è una novità di quest’anno. È vero però che in questo tormentato 2020 se ne è parlato molto, anche come effetto della maggiore attenzione puntata sulle partite IVA, tra le più colpite dalla crisi economica Covid19. Il regime forfettario è stato introdotto con la Finanziaria 2015 (Legge n. 190/2014) ed è un particolare regime fiscale agevolato diretto a persone fisiche esercenti attività d’impresa, di arte o professione (incluse le imprese familiari) che rispettano determinati requisiti e che non siano soggetti ad alcun criterio di esclusione.

Caratteristica importante del regime forfettario è che questo può essere applicato sia a coloro che stanno entrando in nuova attività, sia dai soggetti già attivi. L’unica discriminante è che rispettino i requisiti di accesso – che tra poco vedremo insieme. 

Regime fiscale agevolato significa in questo caso l’applicazione di una tassazione al 15% o addirittura al 5% – per le startup – sul reddito imponibile. Resta invece – ovviamente – l’obbligo di iscrizione all’INPS per il versamento dei contributi. La quota dei contributi varia in base alla natura dell’attività svolta (commercio, artigianato, libera professione senza cassa o con cassa previdenziale).

Coefficiente di redditività e codice ATECO

La base su cui si fonda il funzionamento di questo regione è il coefficiente di redditività. Di cosa stiamo parlando? Di fatto, di quel fattore che determina la percentuale di reddito sul quale sarà applicata la tassazione – reddito imponibile al netto dei contributi. Il coefficiente di redditività è stabilito dall’Agenzia dell’Entrate in base al codice ATECO. 

I codici ATECO fanno parte di una particolare tipologia di classificazione delle attività economiche utilizzata dall’ISTAT – a finalità statistiche – e dall’Agenzia delle Entrate – a finalità fiscali. Il codice deve essere scelto in base all’attività maggioritaria svolta dall’azienda o dal professionista. Ad esempio, potremmo scegliere il codice M73.11.02 che corrisponde a Conduzione di campagne di marketing ed altri servizi pubblicitari, se ci occupiamo di realizzazione di campagne pubblicitarie, online ed offline, come servizio principale. Questo può essere affiancato da altri servizi di diverso tipo – anche appartenenti ad altri codici ATECO nell’ambito dello stesso settore – minoritari. 

I coefficienti di redditività sono significativamente diversi per i diversi codici ATECO partendo da un 40% per il settore di industrie alimentari e delle bevande per arrivare all’86% delle costruzioni ed attività immobiliari. Perché questo – enorme – divario? La risposta è nelle spese che si prevede l’imprenditore-professionista debba sostenere nel corso della sua attività. Si calcola dunque che un commerciante abbia molte più spese che un agente immobiliare, e per questo motivo, la quota di reddito imponibile a fine della tassazione è drasticamente minore.

Partita IVA forfettaria con più codici ATECO

Il regime forfettario offre anche la possibilità di aggiungere più codici differenti alla propria partita IVA. Il problema infatti non si pone in termini complessi quando si parla di attività afferenti allo stesso settore e dunque con il medesimo coefficiente di redditività. In questo caso, alla dichiarazione dei redditi, sarà sufficiente indicare il codice dell’attività principale. 

Quando invece il professionista o l’impresa operano in settori differenti – ad esempio il consulente che è anche commerciante – si dovranno non solo scegliere due o più codici ATECO, ma anche suddividere in maniera puntuale i ricavi dalle due attività. In questo caso infatti, i codici avranno coefficienti di redditività diversi che dovranno essere imposti su rispettivi redditi derivati. 

Per iniziare ad orientarvi riguardo a codici ATECO e coefficienti potete visitare il sito codiciateco.it

Regime forfettario: i vantaggi

Ora che abbiamo capito che il regime forfettario trova la sua base sul codice ATECO – con il corrispondente coefficiente di redditività – e che è comunque necessario iscriversi all’INPS per versare i contributi previdenziali, vediamo quali sono i veri vantaggi.

  • Tassazione agevolata al 15% o al 5% per le startup, sul reddito imponibile, dato dal coefficiente di redditività al netto dei contributi versati
  • Esenzione IVA: il professionista in regime forfettario non deve versare IVA e quindi non la applica alle sue fatture. Il risultato? Tariffe più competitive.
  • Esonero dalla fatturazione elettronica: sì, avete capito bene, il professionista in questione può completamente disinteressarsi della questione fatturazione elettronica e procedere con quella standard – a meno che non offra servizi alla pubblica amministrazione per cui la suddetta è richiesta.
  • Esonero da esterometro e studi di settore: i forfettari non hanno l’obbligo di comunicare regolarmente all’Agenzia delle e+Entrate le operazioni da e verso l’estero effettuate.
  • Contabilità semplificata: vi basterà numerare le fatture e conservarle.

Insomma, tutto molto conveniente, soprattutto per i piccoli professionisti o quelli che si sono appena affacciati sul panorama imprenditoriale. 

Attenzione però: visto che la percentuale di reddito imponibile è calcolata automaticamente in base al Codice ATECO. Questo significa che le spese sono calcolate come fisse – il regime non può essere adatto a tutti i professionisti. Chi si trova infatti ad affrontare alte spese con un buon margine di imprevedibilità – es. lunghi viaggi di lavoro all’estero – potrebbe non trovare in questo regime una grande convenienza.

Per tutti gli altri invece, potrebbe essere una vera manna dal cielo, sempre che si rispettino alcuni requisiti.

I requisiti per aprire partita IVA con il regime forfettario

Come tutte le belle cose, anche in questa ci sono dei limiti, ferrei direi.

L’accesso al regime NON è consentito a tutti quei professionisti ed imprese che nel periodo contabile precedente hanno:

  • conseguito ricavi superiori ai 65.000€
    Per lo stesso motivo, la possibilità di rimanere nel regime DECADE al superamento di tale fatturato;
  • sostenuto spese superiori ai 20.000€ lordi per lavoro accessorio, lavoro dipendente e compensi a collaboratori, anche a progetto;
  • conseguito redditi da lavoro dipendente o assimilati (anche pensioni) per una quota superiore ai 30.000€.

Allo stesso modo, con la Legge di Bilancio 2019 sono stati aggiunti due ulteriori limiti per cui sono esclusi da regime coloro che:

  • contemporaneamente partecipano a società di persone, associazioni o imprese familiari o che controllano srl nell’ambito della medesima attività di quella svolta in forfettario
  • esercitano l’attività prevalentemente nei confronti di datori di lavoro con cui sono già in corso rapporti di lavoro o lo sono stati nei due anni contabili precedenti.
    Quest’ultimo limite, particolarmente importante nel caso di professionisti nell’ambito digital che decidano di rendersi autonomi ma continuare a collaborare – ad esempio – con l’agenzia di comunicazione precedentemente datore di lavoro, si qualifica alla fine dell’anno di imposta. Se dalla dichiarazione dei redditi risulterà che il nuovo professionista ha fatturato oltre il 50% del totale al proprio ex datore di lavoro, sarà escluso dal regime forfettario per l’anno successivo.

Come aprire partita IVA con il regime forfettario

Se una volta compreso i vantaggi – indubbiamente molti – e i limiti del regime forfettario, avete riconosciuto che è quello giusto per voi ecco i passi da seguire per diventare nuovi professionisti o aprire la vostra impresa.

Prima di tutto, vi consigliamo di iniziare ad ambientarvi tra i codici ATECO per capire quale potrebbe essere il più adatto a voi. In questo modo potrete comprendere anche in quale coefficiente di redditività ricadrete e quindi quali saranno i vostri guadagni finali. 

Poi, non sarebbe una cattiva idea chiedere una consulenza. Esistono importanti servizi, online ed offline, per chiedere consulto ed informazioni: le sedi di ConfCommercio, ConfArtigianato e i sindacati.

Ma anche siti web specializzati: Fiscozen, per esempio, ti permette di aprire Partita Iva, gestire la tua fatturazione, gli F24, i contributi e la dichiarazione dei redditi a soli 299+iva euro l’anno.
Insomma, i vantaggi sono molti: non rinunciate al sogno di creare qualcosa di vostro, il regime forfettario potrebbe essere la vostra chance di successo!

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