Come riconoscere e (tentare di) uscire da una penalizzazione Penguin

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Pubblicato il 25 Settembre 2013

Premessa: quella che segue non vuole essere una guida definitiva alla risoluzione di problematiche dei siti web afflitti da Penguin, ma una serie di best practice derivate dall’analisi di circa una ventina di siti web e portali che presentavano una penalizzazione Penguin e che avevano delle caratteristiche in comune. Ogni sito web richiederà tuttavia un’analisi specifica e approfondita a partire dalle motivazioni che causano il filtro anti-spam e finalizzata a identificare le giuste soluzioni da intraprendere.

N.B. Ho voluto scrivere questa mini-guida per Webhouse perché ritengo che in Italia si sia parlato poco di Penguin, almeno affrontando seriamente e approfonditamente l’argomento, spesso per la voglia di tenere per se i propri “segreti”, ma forse anche per l’incapacità di trovare riscontro e soluzioni reali a questa problematica e in rete leggo ancora oggi una serie di inesattezze e imprecisioni sull’argomento. Potrà dunque accadere che quello che seguirà potrà non piacere o non trovare l’accordo di qualche pluriennale “espertone” SEO. In tal caso, anziché criticare in anticipo, invito a condividere nei commenti le proprie analisi e osservazioni.

Riconoscere Penguin: caratteristiche

Iniziamo con il dire che Google Penguin in realtà non è neanche una penalizzazione ma se vogliamo un vero e proprio aggiornamento algoritmico, come affermato recentemente da Matt Cutts: é Google che ha aggiornato i propri algoritmi di ranking aggiornando quello che viene riconosciuto come spam e quei siti finiti sotto il radar “spam” vengono filtrati da Google e spinti a decine di pagine in fondo alle serp e in alcuni casi spariscono dalle serp per determinate query di ricerca.

“It does demote web results, but it’s an algorithmic change, not a penalty. It’s yet another signal among over 200 signals we look at,” – Matt Cutts

Penguin inoltre è un filtro algoritmico e non manuale. Questo vuol dire che non c’è stato un googler che volontariamente (o su segnalazione di un altro webmaster) ha esaminato il sito, evidenziato violazioni delle linee guida e deciso di commissionare allo stesso una penalizzazione manuale. Sarebbe una fortuna se così fosse stato, in quanto generalmente in caso di manual penalty si viene avvisati da Google con un messaggio nel GoogleWebMasterTool e diventa sensato, dopo una pulitura del sito, presentare una richiesta di riconsiderazione alle quali generalmente rispondono (positivamente o negativamente qualora la penalty ancora sussista).

Penguin invece essendo un update “temporale”, nel senso che viene lanciato in una determinata data (24 aprile il primo, 25 maggio e 5 ottobre 2012 i primi due “piccoli” update e fino al primo importante update del 22 maggio di quest’anno (penguin 2.0), produce i suoi effetti a partire da quelle date e solitamente il giorno dopo il lancio. Ho visto decine di siti il cui traffico crollava drasticamente proprio in una di quelle date (il danno maggiore in Italia mi pare averlo fatto comunque il primo Penguin).

Clipboard-2

Non ha neanche quindi senso presentare una richiesta di riconsiderazione del sito in quanto Google risponde alle richieste solo se si è ricevuto un alert nel google WebmasterTool. Quindi anche un’eventuale risoluzione e fuoriuscita da Penguin potremo vederla soltanto a partire dalla data di lancio di un nuovo update. Armarsi di pazienza diventa quindi in questo caso fondamentale.

Questo però non deve comunque confortarci molto, dato che il “grande” Matt Cutts ha anche annunciato qualche mese fa che avrebbero sempre meno dato conferme circa la presenza di nuovi update algoritmici (giusto per rendere la vita ai seo più difficile di quella che già è).

Veniamo alla caratteristiche di Penguin. Da quello che ho potuto analizzare e osservare, Penguin ha preso di mira principalmente i link profile dei siti web. In modo particolare quei profili link che:

  • presentano un profilo link sproporzionato e generalmente a favore di anchor text commerciali, ovvero un eccesso di backlink esterni che puntano al sito in questione su chiavi solitamente molto competitive;
  • solitamente trattasi di siti web attivi da parecchio tempo (e le cui pratiche seo fino ad allora effettuate, sono quelle che dopo Penguin -ma già da Panda- hanno smesso di funzionare);
  • sono siti web che stavano monetizzando dall’essere in quelle posizioni, evidentemente immeritatamente (secondo Google, non secondo i webmaster :D);
  • il link profile è costruito attraverso le classiche e vecchie pratiche seo di link building. Si va da pratiche automatizzate di spamming (nei commenti di blog, nei forum, ecc.), allo scambio di links, ai network di siti/blog, all’acquisto di links, ai links sitewide (e questo stato del link, spesso sottovalutata, è quella più preoccupante in quanto quei link con anchor text esatta e commerciale vanno a replicarsi in tutte le pagine di un sito web)  in sidebar, footer, ecc. Chiaramente la caratteristica distintiva è che si linka con la chiave commerciale (hotel roma, hotel rimini, vendita poltrone, prestiti gratis, ecc.)

Mi è capitato spesso di vedere come il vecchio concetto e monito di Google (in fondo non è qualcosa di nuovo) di “rispettare la tematica” e affinità degli argomenti spesso sia ignorato da molti seo e webmaster italiani.

Molti links esaminati non avevano neanche minimante a che fare con le tematiche del sito ricevente. L’esempio che mi piace fare (reale) è quello di un forum di storia in lingua russa (e dagli standard web e grafici primi anni novanta) che linka a un sito di erboristeria online.

  • spesso (ma non sempre) i siti colpiti hanno la chiave principale nel dominio parzialmente esatta;
  • spesso (ma non sempre) i siti colpiti, giusto per non farsi mancare nulla, presentano una forte sovra-ottimizzazione on page per le stesse keywords di cui fanno anche un uso improprio nel link profile. Questo serve a sottolineare il fatto che Penguin, contrariamente a quanto si possa pensare, non colpisce esclusivamente il link graph, ma lo spam, e questo può anche essere quello on page.

Qui sotto, un esempio di link profile di sito (sospetto) colpito da Penguin. Per privacy non posso riportare dati di siti realmente analizzati da Webinfermento.

link profile

C’è da sapere inoltre che la penalty (la chiamo così per comodità anche se in realtà non lo è) può essere:

  • a livello di singola parola chiave (ovvero, hai fatto abuso di una chiave commerciale che ti portava traffico e la penalty comporta la perdita di quei ranking per quella parola chiave e quelle strettamente associate);
  • a livello di homepage (se lo spam è soprattutto concentrato sulla homepage, può accadere che i ranking persi siano quelli della homepage ma che le altre pagine del sito mantengano i posizionamenti);
  • a livello di sito (è la peggiore delle ipotesi e vede praticamente la curva del traffico organico di Google Analytics appiattirsi inesorabilmente sull’asse orizzontale del grafico).

Nota: in molti pensano di poter uscire dalla penalty spostando i contenuti su nuove pagine, su nuovi domini e con redirezioni 301. Non serve a niente, trasferirete anche la penalizzazione.

Analizzare un link graph

Una volta comprese le principali caratteristiche di Penguin e avuta la certezza del fatto che si abbia a che fare con Penguin, bisogna iniziare il processo di bonifica. A volte sorrido a pensare alle stranezze di questo mestiere, ma soprattutto mi immedesimo nel cliente tipo: prima paga un seo per farsi ottimizzare un sito e poi vederselo penalizzato e poi ne deve pagare un altro per porre rimedio ai danni fatti dal precedente.

Innanzitutto è necessario partire dall’analisi on page del sito: se questo è sovra ottimizzato internamente, meglio ridurre preventivamente l’eccesso di keywords, link interni e quant’altro stia utilizzando le parole chiave per cui si sono persi i posizionamenti con Penguin.

Successivamente si passa all’analisi del link graph e qui viene il bello. Se un sito ha portato avanti per anni e anni le stesse pratiche di link building che con Penguin sono diventate invalide ripulire l’intero link graph può diventare un lavoro estenuante e costoso, che comporta molta pazienza e analisi. Gli strumenti che è possibile utilizzare sono diversi e tutti ottimi, come Majestic SEO, Ahrefs, LinkResearchTools e i links scaricabili da GoogleWebMasterTools (che tra l’altro, è stato recentemente annunciato che questi verranno aggiornati per presentare al webmaster maggiori informazioni).

Al di là però dei tool, nessun tools è migliore di un’analisi manuale. Ovvero bisognerà prendersi la briga di andarsi ad aprire una per una quelle pagine linkanti (che i tools vi hanno classificato negativamente a seconda delle loro metriche e anchor text linkanti) e valutarle.

Sicuramente bisognerà prestare molta attenzione a queste tipologie di links, ma molta attenzione bisognerà prestarla anche a quei links provenienti da pagine non indicizzate in Google.

  • naturali;
  • forum;
  • blogroll/footer;
  • pagati o in affitto;
  • blog networks;
  • directories;
  • article marketing;
  • comment spam;
  • scrapers;
  • scambio links;
  • sitewide links;
  • siti affetti da malware.

Chiaramente poi bisognerà prestare attenzione alla tematica della pagina linkante e alla presenza massiccia di links esterni (come per le directories). Sono certo che molti di voi non ci penserebbero più di una volta a capire che un link da una pagina come questa debba essere rimosso.

directory

 

Altra pratica utile è quella di documentare ogni analisi effettuata e per questo potete utilizzare questo utile file excel che classifica ogni tipologia di link

link evaluation template

Pulizia di un link profile

Una volta analizzato per bene il vostro link profile e compreso quali links da quali siti non vi appaiono naturali, non a tema e ad ogni modo sospetti, lo step successivo è quello della bonifica. Prima di utilizzare il Disavow Tool, che comunque è consigliato soltanto in casi in cui non si è riusciti “manualmente” a far rimuovere i links è possibile agire in due modi:

  • contattando i webmaster con cui si sono attivate relazioni per acquisto e scambio links e chiederne la rimozione;
  • contattare l’agenzia che ha commissionato l’inserimento in decine di directories di basso valore e/o article marketing che, probabilmente mantenendo gli accessi a tali siti, potranno rimuovere i links;
  • in ultima istanza, utilizzare il disavow tool. Nello scrivere il file sarà utile inserire dei commenti a dimostrazione del fatto che avete effettuato degli sforzi prima di utilizzare lo strumento, ma che non hanno sortito gli effetti sperati.
disavow_link-02

Esempio 1

disavow-txt

Esempio 2

Affiancare una strategia che facili la costruzioni di nuovi collegamenti

Lo so, non sono un “espertone” seo, ma mi è capitato di avere a che fare con clienti che venivano da precedenti esperienze di consulenza con “guru” della seo (non scherzo). Il tutto si limitava spesso a consigli su come rimuovere i links. Fine. Questo è quanto di più sbagliato possa esserci perché:

1) non è detto che la quantità di links eliminati sia considerata da Google “sufficiente” per uscire dalla penalty e ad ogni modo, non si deve pensare che il tool faccia miracoli e soprattutto nel breve periodo. Potreste aspettare un anno o di più e i risultati si potranno vedere soltanto alla pubblicazione di un nuovo update Penguin.

2) eliminare links vuole dire togliere quei “mattoncini” che nel tempo hanno permesso al sito di raggiungere posizioni di rilievo in serps. Eliminandoli quindi, non si potrà pensare di mantenere lo stesso posizionando che si aveva in precedenza. E anche eliminando il disavow file dal Google Webmaster tools, dopo che i links sono stati “disconosciuti”, li avrete persi per sempre. Andate a leggere questo esperimento svolto sul suo sito da Cyrus Shepard. Per le buone pratiche sull’uso del disavow tool potete leggere questo mio post.

Sarà quindi necessario affiancare a tali siti nuove strategie “inbound” che permettano di costruire traffico da nuove fonti, sfruttando:

  • la creazione di un blog interno;
  • l’utilizzo dei social media per costruire community;
  • digital pr
  • content marketing.

Solo in questo modo, mentre si tenta di riparare i “danni” causati in precedenza, nello stesso tempo non terremo il sito fermo nell’attesa di uscire dalla penalty, ma produrremo nuovo valore, per nuove parole chiavi.

Conclusioni

Uscire da una penalty Penguin non è affatto facile; bisogna armarsi di pazienza e bisogna credere nel progetto per sperare di risanare parte dei risultati che si avevano in precedenza. Statisticamente, da quello che so, i casi italiani di uscita da Penguin non sono documentati. Probabilmente perché, come dicevo sopra, le tempistiche richieste sono maggiori e finora è passato poco più di un anno dall’uscita del primo update.

Chiaramente non è possibile neanche pensare che da soli, se non siete pratici con gli strumenti più giusti da utilizzare per l’analisi del link graph, riuscirete ad uscirne. L’affiancamento di un team SEO si fa necessario, per cui se fosse il caso, ci trovate su Webinfermento 🙂

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