Guida semiseria all’uso dei social network

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Pubblicato il 25 Ottobre 2013
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Parliamo di social network. Anzi no, parliamo di come si usa un social network.

Un po’ come quando mamma e papà vogliono imparare a farti stare al mondo, ma in modo più “soft”. I primi piccoli passi, le prime paroline, i primi oggetti afferrati diventano il primo post spam, il primo commento da flame e il primo insulto. Solo che quasi mai ci si ferma al primo, di solito si arriva così in là che scatta il ban immediato.

Ok, andiamo con ordine, non voglio spaventarti.

Facebook e i suoi strani abitanti

come non usare facebookGli utenti di Facebook sono tanti, qui mi limiterò a parlare di quelli che frequentano i gruppi legati alle professioni del web. Ho un paio di anni di esperienza alle spalle, quindi posso descrivere con esattezza i tipici abitanti di questo social.

Quello che spamma e non si ferma

Ambientazione tipica: un gruppo Facebook. Tanti iscritti, un unico regolamento. Sarebbe facile leggerlo, in fondo è posto lì, in evidenza. Invece no. Lo ignorano. Se ne sbattono altamente. A chi frega di stare lì a leggere qualche regoletta? No, meglio entrare col botto, spammare un paio di link al proprio blog e via, il gioco è fatto. Ora avrò tanta visibilità, tutti leggeranno i miei post e mi contatteranno per tanti lavori diversi.

Te piacerebbe! Le regole nascono per essere seguite, se non lo fai significa che non stai rispettando il luogo in cui io ti ho invitato a entrare. La mancanza di rispetto si traduce in fastidio, ma non c’è problema: basta scusarsi ed evitare. Invece no, lo spam a volte piace proprio, non c’è modo di far capire loro che è sbagliato.

C’è modo e modo di condividere: ottimi i link di approfondimento, anche del tuo blog, in una discussione dove si sta affrontando un argomento in cui sei competente. Ottimi anche i link che regalano valore: un ebook gratuito, una guida, una risorsa free. Pessimi i link di autopromozione o quelli che rimandano a un semplice post giusto per avere qualche lettore in più.

Quello che cerca il flame, sempre e comunque

“Ciao a tutti, mi chiamo Gregorio Magno e vorrei chiedervi un parere su questa grafica che ho realizzato. È la prima, per cui cerco consigli per migliorarmi”. Che carino Gregorio, perché non aiutarlo? Alla fine i gruppi servono anche a questo, a condividere ciò che si conosce e aiutare chi ne ha bisogno. Non faccio in tempo a formulare il pensiero che trovo 54 commenti al post. Ottimo! penso, ma tanto ottimo non è. Il commento più carino recita più o meno così: “Non posso crederci, ma dove siamo, alla scuola materna dei grafici? Ma cosa è? Ma un minimo di decenza personale? Incredibile!”.

No, incredibile lo dico io.

Il povero Gregorio si è trovato in mezzo a una mandria di troll affamati, che non aspettavano altro che un post per scatenare il flame. Perché? Sei insoddisfatto della tua vita? Non hai forse iniziato anche tu da zero? Forse all’epoca non esistevano i social, ma scommetto che i forum c’erano già. Scommetto anche che i tuoi post iniziavano in una maniera simile, solo che scrivevi nascosto da un nickname e un avatar e non avevi paura di ricevere critiche. Nessuno ti conosceva.

Con la nascita dei social è diverso, tutto è condivisibile, anche un lavoro. Chi ti chiede aiuto ci sta mettendo la faccia: aiutalo, invece di scrivere ad minchiam. Grazie.

Quello che non aspetta altro che insultarti

Qui vado di esperienza personale.

Per alcuni essere una donna significa meritarsi i peggiori appellativi. Alcuni come il soggetto in questione. Immagina una discussione normalissima su Facebook, un articolo che tratta un tema e io che commento criticando l’articolo stesso. Senza motivo, sbam!, mi becco un appellativo di quelli ultra maschilisti e sicuramente poco felici per una donna.

Ok, conosco il soggetto, è il tipico uomo so-tutto-io-sono-l’-unico-figo-del-mondo. Bene, non mi intimidisco, anzi. Faccio uno screen dell’offesa, gliela mando e gli dico che avrà notizie dal mio avvocato. Papale papale. Così, giusto per ricordargli che i social hanno una loro valenza penale e giuridica.

In questi casi ci troviamo davanti all’abitante attacchino, che solitamente non ragiona, ma sputa offese a destra e a sinistra, senza pensare alle conseguenze. È pericoloso per l’armonia dei gruppi, ma fortunatamente Facebook ci permette di bannarli. Di lui si può dire una sola cosa: se lo conosci, lo eviti.

Twitter e i twitterini

Come non usare twitterAnche Twitter non è da meno e ha i suoi utenti più o meno normali.

L’account fake

Questo è il migliore di tutti. Di solito ha un uovo come avatar, oppure un nome tipo Mario Rossi. Povero Mario, chissà cosa avrà fatto nella sua vita per beccarseli tutti! La sua presenza è sporadica, di solito in stile attacchino, come l’utente Facebook sopra citato. Appare per contraddirti o offenderti nei tempi più caldi di Twitter, spesso legati alla politica.

Capisci subito di essere davanti a un fake, quindi ti diverti anche a smascherarlo. Sono così teneri! Non sanno mai bene come funziona il social, vanno un po’ a tastoni, ma ci provano comunque. L’età è indefinita, così come il sesso. Il mio consiglio è quello di ignorarli, se puoi. Altrimenti scambiaci due battute così, giusto per analizzarli un po’. È divertente se sei in pausa e non hai nulla da fare.

L’account che chiede, chiede e chiede

“Ehi, mi RT per favore?”

“Ciao, ricambi il follow?”

“Ciao, se mi RT, io RT te, sempre!”

Aiuto! Una marea di richieste, tutte senza senso. Certo, ti RT, ma solo se trovo interessante ciò che hai condiviso. Sì che ti seguo, ma solo se sei interessante secondo la mia personale valutazione. E no, non ho bisogno che mi “RT sempre”, grazie.

Una fatica chiarire sempre gli intenti, ma è utile per evitare fraintendimenti. Usare Twitter non è un gioco, #sallo.

L’account che, se lo segui, ti invita a visitare anche il bagno di casa sua

A volte mi spavento. Non faccio in tempo a followare qualcuno che in DM mi arrivano dieci inviti diversi: “Grazie per avermi seguito, ora seguimi anche sul blog, sul sito, su LinkedIn, su G+, su Instagram, su Foursquare, su Pinterest, su Facebook, sulla bacheca del circolo anziani e alla fermata del 5 in via Giolitti!”

Mammamiaecosaè?

Se ti seguo significa che ti trovo un profilo interessante, come ti ho trovato su Twitter posso trovarti anche sugli altri social. Tranquillo, chi vuole contattarti troverà il modo. Non esagerare con gli inviti a seguirti ovunque, può risultare fastidioso e rischi anche di perdere il follower che hai appena trovato.

L’account che hashtagga anche sua nonna

Esempio di tweet: “5 #motivi per dire #ciao – link – #post #salutare #mangiare #dire #buongiorno #sonoio #saluti #modidisalutare”

Qualcosa non funziona, ho questa intuizione. Gli hashtag sono un bene prezioso, ma vanno usati con cura. Non puoi mettere un hashtag a tutto ciò che scrivi, non credi?

Sii parsimonioso, utilizza quelli realmente utili e non esagerare. Diventa fastidioso anche per gli occhi!

Google Plus e gli altri?

Sì, parleremo anche degli altri. Ma non oggi. Direi che questa carrellata è sufficiente, per il momento. Ora manchi solo tu: quali sono gli utenti diversi che hai incontrato nei social? Descrivili nei commenti, siamo molto curiosi!

 

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