Brochure, emozioni in un semplice foglio di carta

Tempo stimato di lettura: 2 minuti, 45 secondi
Pubblicato il 19 Novembre 2011

Tante volte vi sarà capitato fra le mani un piccolo pezzo di carta piegato in due o più parti; essa raccoglie informazioni di varia natura, o semplicemente si usa per comunicare con la massa un evento, un’offerta o un prodotto. Se almeno una volta nella vita vi è capitato di averla fra le mani, chissà se vi siete mai chiesti come nasce una brochure, qual è la sua funzione specifica e come essa diventa uno strumento di comunicazione per chi vuole mandare un messaggio. Non voglio soffermarmi sull’aspetto linguistico del termine, ma spiegare in pochi passaggi come nasce questo piccolo strumento pubblicitario. Per fare questo prenderò in esempio uno dei progetti svolti.

Quando creo questo tipo di progetto, mi vengono spontanee alcune domande:

  • Cosa devo trasmettere?
  • Quale contenuto/messaggio devo inserire?
  • Scegliere colori forti o tonalità delicate?
  • Lavorare di fantasia stilistica o essere selettiva?

Tutte queste domande sono fondamentali per chi sceglie questo tipo di progetto grafico. Una brochure è l’insieme di tanti fattori; essa racchiude la storia del nostro cliente, la filosofia tradotta in immagini, ecco perché noi grafici non possiamo solo essere creativi, ma dobbiamo anche ragionare su chi vedrà il nostro prodotto finale.
Prima di procedere alla fase creativa è bene analizzare la struttura di una brochure. Essa solitamente viene sviluppata in 2 pagine e non va mai oltre il formato di stampa A4 ( il foglio che solitamente usiamo nelle comuni stampanti); viene piegata 2 o 3 volte e possiamo trovare brochure in formato (chiuso) verticale, quadrate o anche con forme più bizzarre, ma tutte devono sempre mantenere le seguenti regole :

  1. La prima pagina è quella di presentazione dove solitamente è bene inserire il logo e qualche immagine di “benvenuto” a chi osserva.
  2. La parte interna è la sezione in cui andremo ad inserire i contenuti che descrivono il nostro cliente.
  3. L’ultima pagina o retro è quella istituzionale nella quale è consigliabile inserire informazioni secondarie (sponsor, indirizzi, promo etc…)

Una volta che abbiamo analizzato queste norme strutturali possiamo passare a questo punto a vedere come riempire i nostri spazi , non facendoci prendere dal panico del foglio bianco ma dando spazio alla creatività.
L’esempio che vi illustrerò è stato realizzato per l’Accademia Scarlatti, scuola di musica per giovani talenti. Cadere nella banalità è molto facile, ma essere eleganti nel linguaggio e nei colori è stato d’obbligo; ecco perché i colori scelti richiamano l’eleganza dell’argomento. Il lettering delicato e la scelta delle immagini creano quell’aria di mistero e di sobrietà che solo la musica classica riesce a trasmettere; la brochure ci permette in 4 “paginette”  di capire cosa fa questa scuola, ci racconta di sé e ci invita a saperne di più. Il violino ci conduce nel viaggio musicale, le note richiamate nel logo si fondono con i tasti di un pianoforte creando una specie di sentiero nel quale la musica è padrona dei contenuti grafici.

Trasmettere sensazioni attraverso il linguaggio grafico è la cosa più difficile. Ecco perché in una brochure prima di mettere delle parole, due belle immagini, un logo e degli indirizzi bisogna prima di tutto arrivare a “pensare” con gli occhi di chi osserva, come un bambino che la vede per la prima volta e che capirà subito se parliamo di musica o di altro argomento.

La brochure deve essere soprattutto uno strumento comunicativo.
Deve dare, attraverso le regole dell’impaginazione grafica, i giusti equilibri di spazi.

Shares